L'OPERA AL PALAPARTENOPE - CON GUARDÌ «I PROMESSI SPOSI» FINISCONO IN MUSICA
Ha superato tutte le aspettative «I promessi sposi opera moderna» di Michele Guardì, in scena da stasera al Palapartenope. 
«Il pubblico napoletano ci ha già tributato un successo generoso – dice l'autore, che cura anche la regia – una gratificazione che ci dà ancora più piacere a venire a Napoli». 
Oltre 300 repliche e tre milioni di spettatori in quattro anni per un lavoro che trasforma in opera lirica il più celebre romanzo italiano. 
«Se dovessi spiegarne il motivo – commenta – non lo saprei individuare, però mi accorgo che con il tempo gli artisti sono così dentro ai personaggi da offrire una comunicazione quasi fisica, c'è una simbiosi tale col pubblico, che alla fine canta con loro, fa la Ola, inneggia». 
Uno spettacolo destinato ai ragazzi ma non solo, anche insegnanti e adulti mostrano di gradire, in ogni città. 
«Non ho inventato niente – spiega Guardì, che ha scritto tutti i testi, rendendo teatrale il romanzo – ho lavorato nel pieno rispetto del Manzoni che da ragazzo ho amato molto. Ho umanizzato Don Rodrigo, immaginando il suo amore per Lucia in maniera poetica, le parla mentre lei appare in una nuvola di fumo. Ho fatto esprimere a parole dalla monaca di Monza i suoi pensieri, rivolgendosi a un crocifisso proiettato. Ho aggiunto alcuni proverbi milanesi mettendoli in rima, e un pezzo in dialetto lombardo, perché i sentimenti popolari si esprimono in maniera più forte in vernacolo. Ma nello stile manzoniano». 
Dieci attori per tredici ruoli, venti ballerini -coristi, che cantano sulle musiche composte da Pippo Flora. 
«La partitura è importante come il testo –spiega Guardì, che ha scelto il musical apprezzato a Broadway ma trasformato in vera e propria opera lirica –  senza, lo spettacolo non sarebbe lo stesso». 
Per la regia ha utilizzato impianti scenici grandiosi, che in un teatro tradizionale non si sarebbero potuti usare. 
«Ho voluto la pioggia vera, la barca per "L’addio ai monti" parte con leggerezza su un lago di fumo, le case si muovono come giocattoli.  Ho inteso rendere teatralmente la grandiosità del racconto». 
I costumi di Alessandro Lai mantengono i riferimenti storici. 
«Colori e tessuti sono meravigliosi, ricordano un quadro del Mantegna –  spiega l'ideatore di trasmissioni di successo come «I fatti vostri», «Pomeriggio in famiglia», «Domenica in» - e le coreografie di Luciano Cannito sono talmente integrate con le parole e la musica da creare un’ambientazione affascinante». 
Un testo classico, una storia d'epoca ma dai temi intramontabili. Amore, potere, giustizia e fede riguardano l’uomo di ogni tempo. 
«Lo faccio dire all'inizio – precisa Guardì – dall'intera compagnia schierata in scena, che spiega questo concetto, legando il passato al presente». 
Scritto in dieci anni («ogni estate mi ci dedicavo un po’»),  lo spettacolo è già richiesto da Londra e dall'America. 
«E in Cina – conclude – ne trasmettono in televisione la ripresa teatrale con grande successo». 

Angela Matassa  -  Il Mattino


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