IL NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA AL MOLOSIGLIO - "MARE MATER , IL TEATRO VA IN SCENA DAVANTI AL MARE CHE VIDE UN TEMPO LA VERITÀ
Finalmente il Napoli Teatro Festival Italia esce fuori dal chiuso dei teatri per cercare nella città spazi da offrire allo sguardo curioso degli spettatori. Ci si reca alla Base della Marina Militare, al Molosiglio, nella suggestiva cornice del "Real Bacino di Raddobbo", la città di fronte è fondale incantevole, profilo che all'imbrunire disegna la sagoma del Vomero punteggiata di piccole luci, il grande forte di Sant' Elmo è richiamo per lo sguardo stupito e sembra rispecchiarsi nel mare calmo davanti ai nostri occhi.
Palcoscenico superbo dove Fabio Cocifoglia mettere in scena "Mare mater, ovvero l'esemplare storia della Nave Asilo Caracciolo e della signora Giulia Civita Franceschi" che ha scritto insieme ad Alfonso Postiglione ed Antonio Marfella.
Frutto di intuizioni felici ed accurate ricerche della nostra storia, pagina bella scritta in anni nemmeno troppo lontani, agli inizi del secolo scorso, da questa città che volentieri dimentica o rimuove. Esorcismo singolare, questa volta virtuoso, ci informa e ci emoziona con la storia rivissuta "allindietro" di un manipolo di piccoli scugnizzi salvati allinverno della miseria e del degrado e avviati ad una vita dignitosa di lavoro dallentusiasmo sapiente di una donna dolce e volitiva. Giulio Civita Franceschi. Ne interpreta lumore e lamore Manuela Mandracchia, protagonista dello spettacolo di Cocifoglia, insieme a Graziano Piazza, Giampiero Schiano, Luca Iervolino, Niko Mucci. Ed alla Banda Musicale dei Bambini di Canta Suona Cammina, magnifici per compostezza ed entusiasmo musicale.
Va in scena dunque, davanti al mare che vide un tempo "la verità", linvenzione possibile, il racconto seducente, il frammento ben costruito e ben trasformato in spettacolo, di una storia minima da non dimenticare mai più.
Una donna non più giovane incontra sul molo dove un tempo era stata a lungo attraccata la Nave Caracciolo due uomini per "ricordare" gli anni ormai lontani e dimenticati da uno di loro. Smarrimento e dolcezza. Le tessere di un mosaico confuso so ricompongono così pian piano. I remi fendono lacqua, la piccola barca si avvicina con il suo carico di parole e ricordi, le gomene lanciate verso il molo sollevano spruzzi e lodore del mare che pian piano diventa scuro si fa acuto e struggente. Chi un tempo fu "scugnizzo" miserevole fa domande che ricevono finalmente risposte. Il passato riaffiora prepotente.
Erano gli anni compresi tra il 1913 e il 1928, quando a Napoli fu realizzato un esperimento educativo che suscitò linteresse pedagogico internazionale, in quegli anni infatti la Nave-Asilo "Caracciolo", sotto la direzione di Giulia Civita Franceschi, accolse più di settecentocinquanta bambini e ragazzi abbandonati, quelli che furono poi detti "i caracciolini". Erano piccolissimi, raccolti quasi tutti negli androni bui e nei vicoli dei "Quartieri spagnoli".
Furono insegnate loro regole e libertà, dignità e saperi del mare, per essere finalmente parte di una società più sana, civile e dignitosa. Fu un sogno ed una utopia realizzata di cui molti dei presenti alla prima dello spettacolo non sapevano nulla. Il racconto procede per balzi e invenzioni, leggere incursioni di una musica bella, ironia e gesti trattenuti, senza enfasi, per sfuggire ai possibili tranelli della retorica. Funzione lo spettacolo e va dato merito agli autori, al regista, ed agli attori, bravi a disegnare personaggi altrimenti sfuggenti e certamente sfuggiti alla cronaca della nostra storia recente. Brava Manuela Mandracchia che gioca tutto il suo personaggio sul filo della tenerezza e del coraggi odi scelte decise e inconsuete, bravi tutti gli altri, da Giampiero Schiano e Luca Iervolino, adulti che ritrovano il loro passato e lamicizia, la tenerezza, la solidarietà che li ha fatti uomini degni, a Niko Mucci che fa da coro ironico e distante, a Graziano Piazza a raccogliere segmenti di quella storia fatta da uomini con tanto di nomi e cognomi. Il fascismo distrusse quel lavoro importante per annegarlo nella retorica infame. Ed è forse per questa vergogna che i napoletani hanno rimosso questa parte della loro storia di cui potevano invece andare orgogliosi. Varrà la pena di studiare ancora quegli anni. E grazie a chi ce ne ha dato la voglia.
Alla "prima", per suggestioni del caso la grande sagoma scura della nave regina, lAmerigo Vespucci è entrata in porto, silenziosa e imponente, a dare allo spettacolo la sua strepitosa e magica testimonianza, mentre i rumori della città lontana e villana non riuscivano a interrompere lincanto dello spettacolo. Prodotto da Le Nuvole/Casa del Contemporaneo con l'aiuto di Marina Militare, The International Propeller Clubs Port of Naples, Lega Navale Italiana, Pio Monte della Misericordia, Enzo Coccia, Maria Rosaria De Medici e Claudio Romano, "Mare Mater" si replica ancora fino a sabato 2 luglio.
Giulio Baffi - La Repibblica