
Viaggio nel lato oscuro della mente umana, nei comportamenti aberranti che spesso portano ai femminicidi di cui sono piene le cronache.
Da stasera a martedì 8 marzo va in scena alla Galleria Toledo «La bambola e la putana», due atti unici mai rappresentati di Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore di fama, che ha scavato all'interno delle pulsioni dell'uomo.
Uno spettacolo portato in scena dal Teatro Scientifico di Verona di Isabella Caserta e Francesco Laruffa, registi e protagonisti di una pièce scabrosa, vietata i minori di 18 anni, soprattutto per il linguaggio e la tematica forte. «È un teatro civile e sociale, che si pone al servizio delle grandi problematiche della società e scava nelle pieghe dellidentità dellessere umano, per provare a capire cosa succede psicologicamente quando si scatenano comportamenti ossessivi e che spesso poi portano a conclusioni drammatiche», spiega Isabella Caserta, già vista a Galleria Toledo nella scorsa stagione in «Orgia» di Pasolini.
«Con il teatro abbiamo pensato di tenere non a caso lo spettacolo in scena fino all8 marzo, giorno della festa della donna. Vogliamo portare il nostro contributo per svelare i meccanismi di un pericoloso mal di vivere generato molto spesso in ambito familiare. Dove le violenze vengono negate o non denunciate per paura, per il presunto bene dei figli, o per motivi economici». Il primo atto racconta di un uomo apparentemente normale e delle sue ossessioni.
«Con lui in scena cè una bambola, una donna feticcio, interpretata da me, che non prova dolore, e che, come oggetto, è naturalmente di totale proprietà delluomo, ma verso la quale lui riesce comunque a sviluppare una gelosia morbosa che scatena la follia e la violenza e che lo porta a compiere atrocità. E lasciamo al pubblico stabilire se alla fine la donna è davvero una bambola, oppure no» aggiunge l'attrice.
«Nell'altro atto unico, "La putana", recitato in un veronese popolare conclude la Caserta rappresento invece le confessioni di una donna che parla al pubblico della sua vita, dei suoi desideri e del suo mestiere. Mestiere dietro il quale c'è una violenza subita dal padre, che lei in qualche modo giustifica come unica forma d'amore ricevuto nella sua vita».
Stefano Prestisimone - Il Mattino.