Sarà in scena fino a domenica al teatro Galleria Toledo «P_Ossessione Otello», l'ultimo lavoro di Laura Angiulli, dalla tragedia di Shakespeare. Continuando il percorso avviato con «Il mercante di Venezia», la regista affronta la vicenda del Moro in maniera non classica, come è nel suo stile. «Proprio in quella Venezia, nel nuovo ordinamento politico-economico che avanza - spiega - con modificazioni anche nel corpo sociale e nel profondo dei singoli, può avvenire che il banale caso di un uomo posseduto da frustrazioni e turbamenti apparentemente poco significanti possa portare il male allo stremo, con effetti devastanti.
Per l'Otello ho fatto un'analisi sofisticata sui personaggi e su una società segnata dalla sofferenza, creando una rete tra di loro. Non c'è infatti un solo protagonista, e sono tutti segnati dal male». Tranne Desdemona che resta una figura positiva e non tradisce i propri sentimenti: «Ho voluto mettere in evidenza anche la sua voglia di trasgressione e di novità continuala regista Sposando il Morola fanciulla vive unavventura, realizza il desiderio di andare verso un nuovo mondo, anche se non comprende che la gelosia la condurrà alla propria fine».
Interpretato da Giovanni Battaglia, Michele Danubio, Alessandra DElia, Stefano Jotti, Antonio Marfella, Manuela Mosè, lo spettacolo ha una «scena concettuale, visiva, elegante e raffinata, con bei costumi che richiamano l'epoca con libertà». Come ha operato sul testo? «Nell' adattamento c'è qualche taglio, ma l'opera c'è tutta, perché non intendevo minimamente modificare il linguaggio. È necessario accorciare i tempi per un teatro d'innovazione come il nostro, frequentato dai giovani, studenti, universitari». I temi sono tanti e attuali. «È evidente anche l'esclusione, per esempio. Otello mostra la sua fragilità quando dice "forse succede perché sono nero". Osservando bene, c'è pure il femminicidio. Oltre alla tragica vicenda della giovane Desdemona, Emilia denuncia la violenza coniugale alla quale non si ribella». Un testo che mostra la propria contemporaneità. «Iago è molto somigliante a certi personaggi di oggi, con quel suo costruire menzogne, inventare, incalzare. Lo stesso Cassio, affascinante e brillante, si dimostra viscido e privo di coraggio sottraendosi al confronto col Moro». Lo spettacolo è dedicato allartista Oreste Zevola, a sette anni dalla scomparsa. «Insostituibile straordinario artista e compagno di giorni belli, - conclude l'Angiulli - la cui presenza è viva nel nostro lavoro».
Angela Matassa Il Mattino