D'ANGELO RIAPRE IL TRIANON «SARÀ LO STABILE DI FORCELLA»
Ha gli occhi lucidi l'ex scugnizzo di San Pietro a Patierno che aveva una carriera da calzolaio nel destino. Mezzo secolo di carriera non bastano a mitigare l'emozione, sale sul palco con maglioncino nero e gilet. E senza giacca e cravatta, proprio come esige il titolo dello spettacolo che riapre il Trianon Viviani dopo due anni e mezzo di oblio, ad un passo dal diventare un garage dopo essere finito all’asta, destino gramo che avrebbe cancellato oltre un secolo di storia. 
Invece il teatro di Napoli e Forcella rinasce dalle sue ceneri, ancora una volta, e lo fa con Nino D'Angelo sul palco per lo show del vernissage, serata di gala affollatissima, senza spazio neppure per uno spillo, con il governatore De Luca e il sindaco de Magistris presenti, ma non seduti l’uno accanto all'altro. De Luca è in platea ma non in prima fila bensì a metà sala, de Magistris è in un palco centrale. Poi l'assessore regionale Amedeo Lepore, il consigliere dei Verdi, Francesco Borrelli, il presidente della Commissione d’inchiesta sulle società partecipate regionali, Luciano Passariello, il consigliere alla Cultura del presidente De Luca, Sebastiano Maffettone. L'ex caschetto biondo è l’uomo della rinascita, l’ugola verace che ha saputo evolversi passando da «Nu jeans e ‘na maglietta» al sound etnico degli anni ’90, che, dopo averlo guidato dal 2006 al 2010, ora ha di nuovo in mano le redini di una sala teatrale che fa parte della storia di Napoli: inaugurata nel 1911, venne battezzata da «Miseria e nobiltà» dalla compagnia di Eduardo Scarpetta con il figlio Vincenzo nel ruolo di Don Felice Sciosciammocca. «Abbiamo la forza, il pensiero e le idee, questa città e i suoi abitanti vengono dipinti sempre peggio di quello che sono. I difetti non ci mancano, ma sappiamo anche realizzare miracoli come questo del Trianon, palco storico e meraviglioso, dove sono saliti, tanto per  fare tre nomi, Eduardo, Viviani e Totò. L'abbiamo salvato mentre era nel baratro, c'erano già state 4 aste per rivelarlo. E poi è una riapertura che mi emoziona particolarmente perché è in una zona speciale della città come Forcella, dove c’è una Napoli difficile, ma non impossibile, una Napoli meravigliosa e disperata», spiega Nino pochi minuti prima di salire sul palco per il suo spettacolo. «È una rappresentazione teatrale più che un musical: nello show ci sono mia madre e mio padre, gli amici d'infanzia, le persone che vivevano nel palazzo. Quel palazzo che oggi non c’è più. Scoprii che era stato abbattuto quando anni fa feci un giro per San Pietro con Lucio Dalla. È da li che è partito tutto». D'Angelo è un fiume in piena, complice l’adrenalina del debutto: «Saviano ha fa tto un grande lavoro di denuncia coni suoi libri, ma ora credo che ci vorrebbe un altro Saviano che fa un best seller sulle cose belle di questa città, sulle meraviglie, su un'umanità straordinaria – riprende Nino-, i problemi a Forcella sono sempre gli stessi, ma si può  provare a dare un contributo. Senza cultura non si va da nessuna parte e quindi mi batterò affinchè il Trianon possa diventare come un faro che dà coraggio. L'idea forte è una Stabile del Trianon, voglio creare una compagnia con le persone del quartiere, scrivere uno spettacolo con sul palco solo io e loro. Con nel cast la signora del basso e la fioraia, gli scugnizzi e i baristi. E poi laboratori, creare occasioni diverse a chi ha bisogno di una via d'uscita. Perlospettacolo "L’ultimo scugnizzo" di Viviani avevo detto a Franco Dragone che intendevo coinvolgere gli scugnizzi di Forcella e lui era estasiato da quest’idea. Ho intenzione di rispettarla. Se ci faranno lavorare tranquilli qui possiamo creare qualcosa di unico. Questo teatro non dovrebbe chiudere mai, lo farei restare aperto anche di notte, fosse per me». 
Il presidente della Regione, De Luca, ribadisce l'importanza dell'operazione: «Questo è un importantissimo luogo di aggregazione per far crescere la rete della solidarietà in questo quartiere. E in questo senso è più importante dell’esercito, come ho già detto in passato. L’idea è di far diventare il Trianon il teatro della canzone classica napoletana, che oggi manca». 
Il sindaco de Magistris sottolinea la potenza sociale della riapertura: «È una bella giornata questa per Napoli, è il risultato di un lavoro importante delle istituzioni ed ha un valore per questa zona che dopo la chiusura del Tribunale ha sofferto tantissimo. E poi nei prossimi giorni inaugureremo qui a Forcella la ludoteca  dedicata a Annalisa Durante». 
Poi comincia lo spettacolo, un viaggio in musica e parole attraverso gli occhi di un bambino di San Pietro a Patierno che diventa adulto, tra racconti di vita vissuta, teatro e soprattutto canzoni, comprese quelle che D'Angelo sentiva nelle strade del suo quartiere, Raffaele Viviani, Sergio Bruni, Mario Trevi, fino a Pino Daniele. 
Con lui sul palco Mena Casoria, Vittorio Cataldi, Massimo Gargiulo, Francesco Ponzo e gli attori/cantanti Antoine, Milly Ascolese, Salvatore Benitozzi, Mario Ciervo, Rossella De Blasi, Angelo Laurino, Consiglia Lorene Michele Paolella. 
Si comincia con le sue «'O schiavo e 'o re» e «Mentecuore», poi D'Angelo si cambia d'abito per interpretare «Totonno e Quagliarella». 
Il pubblico è in visibilio, arriva «Napule è», poi tra le altre «La rumba degli scugnizzi», «Lacreme napulitane», «Chesta sera», «Palcoscenico», «Jescesole», «Carmela», «Ciucculatina d''a ferrovia». 
Fino al finale di «Senza giacca e cravatta» con tuttala platea in piedi.

Stefano Prestisimone  -  Il Mattino


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