ALL GALLERIA TOLEDOI CON I MOTUS VA IN SCENA IL ROCK DELL’ERMAFRODITO
Nessuno ci ha fatto caso, ma credo proprio che il titolo dello spettacolo che Motus presenta alla Galleria Toledo - «MDLSX», ovvero «Middlesex» - rimandi direttamente al tetragramma JHWH con cui l'ebraismo sostituisce Jahweh, il nome impronunciabile di un Dio che, nella quotidianità, viene chiamato, con un'irriducibile tautologia, semplicemente Ha-Shem, ossia «Il Nome». 
In breve, l'eliminazione delle vocali che, appunto, rende impronunciabile il nome di Dio trova, nello spettacolo in questione, un esatto equivalente nel rifiuto di accettare - come a sé stanti, e quindi totalizzanti - sia il «maschile» che il «femminile». 
E ne deriva una compresenza  dei due generi che a sua volta trova un corrispondente della tautologia di cui sopra nell'unica e onnicomprensiva realtà del corpo, che è soltanto se stesso, nel suo insieme e al dilà di qualsiasi differenziazione di sesso. 
Non parlerei, dunque, di «trans», un termine che implica un passaggio, un attraversamento, un mutamento. Qui siamo di fronte al complesso di tutte le possibili varianti e variabili praticate o considerate dal corpo nell'istante in cui è, qui e ora. Non esiste alcuna scelta; o, meglio, esiste la folla delle scelte che si danno alla vita nel suo manifestarsi. 
Non a caso compaiono nella colonna sonora i Talking Heads, ovvero il gruppo rock che ha mischiato inestricabilmente godibilità e sperimentazione, pop e avanguardia, identificabilità e contaminazione. 
E ancora non a caso la drammaturgia, firmata da Daniela Nicolò e Silvia Calderoni, prende spunto, giusto, da «Middlesex», il romanzo di Jeffrey Eugenides che narra la storia di un ermafrodito. Perdi più, quest’ermafrodito si chiama Cal, cioè con le prime tre lettere sia del nome Calliope sia del cognome Calderoni. 
E infatti, la straordinaria performer in azione, la stessa Silvia Calderoni, è il suo corpo  e contemporaneamente (forse che Calliope non fu la musa della poesia epica?) ne racconta la storia riprendendolo con una videocamera. 
Uno «zeibeikiko», la danza greca dell’uomo solo che accoppia Zeus e Bacco quando il vino bevuto fa l’anima leggera. Insomma, «MDLSX» è una delle cose (non dico spettacoli) più belle che io abbia mai visto: insieme profondo, potente e dolcissimo. 
Ho pensato a quando facevo il marinaio. La nave è proprio come il corpo. Riceve milioni di schiaffi e carezze da milioni di onde che cambiano continuamente, ma lei basta a se stessa e a se stessa rimane sempre uguale. 
Già, «come fanno i marinai/ a baciarsi fra di loro/a rimanere veri uomini però». 

Enrico Fiore  -  Il Mattino


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