
Stava per toccare lapice del suo percorso artistico, Antonio Sorrentino, quando nel 1998 morì a soli 38 anni. Un talento naturale amato da Pupella Maggio, che gli produsse vari spettacoli, e Roberto De Simone che lo volle in «Dedicato a Maria» e «Lopera dei centosedici».
Napoli non lha mai dimenticato, Valentina Stella ha cantato quasi ogni sera da allora il suo cavallo di battaglia «Nu penziero», un premio ne ha ricordato la carriera capace di passare dalle tammurriate al teatro, dalla tradizione alla modernità.
Ora, a 18 anni dalla scomparsa la sua figura è in scena al teatro Totò, dove, fino a domenica, a raccontarlo ci pensa «Io vivo dove cè il mare», spettacolo di prosa e musica scritto da Gaetano Liguori e Massimo Abate che prende il titolo proprio da unaltra delle canzoni simboli di Sorrentino.
Protagonisti Massimo Masiello (nella foto), nel ruolo del cantattore scomparso, e Francesca Marini, che interpreta la sua amica più cara e che è ormai una delle certezze della sala di via Frediano Cavara.
Nel cast anche Mimma Lovoi e Enzo Nicolò. Una storia, raccontata senza parole superflue, che vorrebbe essere il ritratto di una cultura, di unepoca, di una città. Il lavoro è ambientato negli anni Novanta, quelli della maturità artistica del protagonista, che si divideva tra Roma e Napoli. Il primo atto si svolge nella sua casa della capitale.
In scena un letto, uno scrittoio, un separé, un vecchio grammofono, qualche libro e un vecchio baule dove lartista conserva strumenti musicali, testi di canzoni antiche, foto, dischi.
Nel secondo atto, ambientato a Napoli, si va verso il triste epilogo. «In questa seconda parte Antonio è spesso nellangolo ai piedi del letto o riverso a faccia in giù con le braccia penzoloni, ma dentro di sè ha ancora il fuoco sacro della musica», spiega Gaetano Liguori, «ma la sua vita troppo breve labbiamo fatta raccontare soprattutto dalle canzoni arrangiate da Antonello Cascone, da Carlucciè, a Nupenziero, da Io vivo dove cè il mare a Assaie, passando per la Tammurriata rap in cui la voce solista è proprio quella di Antonio, registrata, che intona il brano con il supporto live di Massimo e Francesca.
Un momento di grande emozione. Sorrentino era uno degli straordinari talenti espressi da questa città, cantante, attore, artista vero. Ma soprattutto una magnifica persona».
Stefano Prestisimone - Il Mattino