In una città ferita, devastata dalla crisi, con generazioni di giovani inquieti e violenti che hanno ben altro a cui pensare che badare ai ricordi, Zi'Pasquale torna sui giorni che gli hanno segnato la vita.
Lui prese parte alle Quattro giornate di Napoli e a distanza di 70 anni quel ricordo fa ancora parte delle sue giornate. Parte da qui l'opera in prosa e musica di Peppe Lanzetta «Pascià», (con sottotitolo «'A nuttata ancora ha'ddapassà») che Gaetano Liguori porta in scena da stasera al 17 aprile al Totò, dopo il debutto della scorsa stagione all'Augusteo.
Sul palco un cast di 13 attori, un corpo di ballo di nove elementi e due battitori liberi del teatro come Lanzetta e Federico Salvatore, ovvero due battitori liberi del palcoscenico che si ritrovano a recitare in una folta compagnia teatrale.
«Parliamo dei ragazzi delle Quattro giornate di Napoli, che avevano una voglia, un coraggio che i giovani di oggi non si sognano proprio, e lo dico con cognizione di causa perché ho un figlio ventenne», spiega Lanzetta, «ci chiediamo antropologicamente dove sia finito quello spirito straordinario. Evochiamo anche Eduardo, chiedendogli di tornare spiritualmente nella nostra arancia meccanica metropolitana e aspettare con noi quella nottata che non è ancora passata e che noi attendiamo senza piangerci addosso».
«È la storia di due famiglie, Sabatino e Guarracino, protagonisti piccolo borghesi; i primi sono poveri e non lo nascondono, i secondi ostentano ricchezza e benessere ma è solo apparenza. E ad una delle due famiglie appartiene lanziano zio Pasquale, che gli americani ai tempi della guerra chiamavano Pascià. Si parla di camorra, che attrae i giovani con facili guadagni, ma anche della possibilità di salvezza attraverso la famiglia e i valori veri. Io canto due mie canzoni, "Napucalisse" e "'O palazzo", ma faccio l'attore.
Nel cast ci sono anche Massimo Masiello, Caterina De Santis, Davide Ferri, Annamaria Toffanelli, Francesca Marini e Ciro Petrone, le musiche sono di Antonello Cascone con Ciccio Merolla che suona dal vivo le percussioni.
Stefano Prestisimone - Il Mattino