Mescola ironia e spavento «I vicini», lultimo lavoro scritto, diretto e interpretato da Fausto Paravidino, ex enfant prodige del teatro italiano, oggi 39enne autore conclamato e stimato anche allestero dove lavora stabilmente.
Paravidino è noto al pubblico tv per il suo personaggio di «Ranocchia »nella serie di Sky «Romanzo criminale», ma ha alle spalle vent'anni di teatro e cinema, con premi Ubu e un capo d'opera come «Genova 01», la pièce scritta nel 2002 sul G8 e la morte di Carlo Giuliani, commissionata dal Royal Court di Londra e rappresentata in tutta Europa.
«I vicini» va in scena da stasera a domenica al Teatro Nuovo prodotto dallo Stabile di Bolzano, con nel cast Iris Fusetti, Davide Lorino, Barbara Moselli e Sara Putignano.
Paravidino, come nasce l'idea di una pièce tra commedia e horror?
«In un modo singolare. Ero a Parigi nel 2011 e stavo scrivendo un lavoro per La Comédie Française e avevo preso alloggio in un appartamentino a Montmartre. Una sera cominciai a udire rumori strani, scricchiolii sinistri. E così mi venne l'idea di scrivere qualcosa sulla paura, per trasformare la suggestione del presente in commedia».
Come è arrivato all'opera compiuta?
«Il lavoro si è sviluppato su due binari, quello irrazionale che rispondeva al mio desiderio di scavare nell'incubo, e quello concreto che è connesso al teatro. Lo spettacolo ricalca il tema di tanti film del terrore: ci sono un lui e una lei che vivono insieme, ma arrivano i nuovi vicini di casa che rappresentano tutto quello che è diverso da noi e ci fa paura. Così scatta una guerra domestica tra occhi negli spioncini e tensione che sale».
Possimi progetti?
«C'è "Il Macello di Giobbe", un testo da me scritto per il Teatro Valle. Indaga e narra quel presente dal quale intere generazioni si sentono escluse e di cui vogliono riappropriarsi. Una messa in scena perla quale ho organizzato laboratori per maestranze, attori, compositori, con i partecipanti protagonisti del processo creativo. La prima mondiale nel 2014 a Bruxelles, poi a Parigi e altre città europee. Ma in Italia ,a parte Genova, la mia città, non si sono trovati teatri pronti ad ospitarlo».
Stefano Prestisimone - Il Mattino