AL DIANA FICARRA E PICONE CON «APRITI CIELO» «IN SCENA IL NOSTRO SEGRETO È FAR RIDERE SENZA VOLGARITÀ»
Due tecnici tv che si ritrovano alle prese con un cadavere nell'appartamento dove stanno effettuando una riparazione, una coppia di giudici che cercano di raggirare il sistema giudiziario, un parroco e un chierichetto che vogliono conquistare le porte del Paradiso. Scene di vita quotidiana in chiave comica per «Apriti cielo», lo spettacolo di Ficarra e Picone che stasera inaugura il cartellone del Teatro Diana. Religione, cronaca nera, politica e burocrazia finiscono nel mirino del duo palermitano, ormai vicino ai 23 anni di storia comune. Era il 1993 quando Valentino Picone, in vacanza in un villaggio a Taormina, conobbe Salvo Ficarra che di quella struttura era l'animatore turistico. Nacque così il trio «Chiamata urbana urgente» con l' amico Salvatore Borrello, diventato poi un duo dal 1998. Dopo l'ultimo film «Andiamo a quel paese» uscito un anno fa e premiato dal pubblico con 8 milioni di euro di incasso, ora è il momento degli show con una tournée partita da Benevento che toccherà altre dieci città.
Picone, cosa rappresenta per voi il ritorno sul palcoscenico?
«È un ritorno alla nostra casa madre, il luogo dove siamo nati e dove abbiamo trascorso la prima parte della carriera. Amiamo il teatro, ma ora ci dividiamo anche tra tv e cinema e dunque le tournée che prima duravano 4-5 mesi di fila, ora sono ridotte a 45 giorni. A febbraio saremo di nuovo a "Striscia la notizia" e intanto stiamo scrivendola sceneggiatura del prossimo film. Ma non possiamo fare a meno del contatto con il pubblico, linfa vitale del nostro mestiere».
E «Apriti cielo»?
«È uno spettacolo rodatissimo. È diviso in quadri, ma tutto è legato da un filo conduttore che solo alla fine verrà svelato. È colorato, fumettistico, ironico, per tutta la famiglia. E in sala di solito ci sono sempre tantissimi bambini di cui amiamo ascoltare le risate e che forse sono il nostro pubblico preferito».
A proposito di famiglie e bambini. I vostri spettacoli sono in controtendenza rispetto alla comicità un po volgare che dilaga.
«Noi siamo sempre stati così, coloritissimi sì, ma a nostro modo puliti e eleganti. Ma non c'è nulla di costruito a tavolino, è solo che non ci piace la volgarità gratuita. La riteniamo insopportabile. Si può sforare, ad esempio a volte Benigni lo fa con qualche parola, ma nessuno ha mai pensato neppure lontanamente che Benigni è volgare. Perché è il modo che conta. Totò e Troisi sono stati comici inimitabili senza mai usare la volgarità. A quella si ricorre quando non si hanno altri mezzi».
Come si fa a stare 23 anni assieme?
«Con una dose mostruosa di pazienza da parte mia, mi aspetto da un momento all'altro un encomio solenne da Papa Francesco».
E Salvo Ficarra?
«Io sono nellelenco dei prossimi Beati. Se lo conosci lo eviti, diceva una famosa pubblicità. Io sono un martire che da quasi un quarto di secolo fa coppia con Picone».
Tornando allo spettacolo, Ficarra?
«Napoli è sempre un posto speciale per il teatro. E ci terremmo davvero a far divertire il pubblico. Restiamo in cartellone due settimane, ed è l'unica data in Italia in cui restiamo per tanto tempo. Siamo due semplicioni nello spettacolo, due stupidotti alla Stanlio e Ollio, che fanno simpatia e si cacciano continuamente nei guai. E poi ogni serata è diversa, cambiamo sempre qualcosa, rendendola un unicum. Ed è proprio questo a rendere il teatro un mezzo diverso dagli altri».
La comicità in Italia che momento vive?
«È molto vivace, ci sono fenomeni interessanti che esplodono continuamente su Internet, un mezzo straordinario e immediato. E cè una grande abbondanza di show in tv, con allinterno tante cose carine. Ben vengano, il confronto e la concorrenza aiutano la crescita. Per questo fermento dobbiamo sempre dire un grazie speciale a chi ci governa, la nostra principale fonte di ispirazione. Senza di loro far ridere sarebbe molto più dura».
Stefano Prestisimone - Il Mattino