Tre anime in fuga alla ricerca di un porto sicuro, tre creature fragili che cadono ma trovano ogni volta la forza di rialzarsi.
C'è il classico triangolo marito-moglie-amante al centro di «Nina», commedia scritta nel 1949 da Andrè Roussin e molto rappresentata sul palcoscenico grazie alla sua vena brillante e alla psicologia raffinata dei personaggi.
Un titolo che diventò anche film nel 1959 con Michel Serrault e Sophie Desmarets nel ruolo della protagonista.
E ora approda al Delle Palme da stasera con Vanessa Gravina, Riccardo Polizzy Carbonelli (il perfido Roberto Ferridi «Un posto al sole») e Edoardo Siravo, con la regia in tandem di Pino Strabioli e Patrick Rossi Gastaldi e le scene di Bruno Garofalo.
«È una commedia borghese che esige molta verve, con una sceneggiatura irresistibile e comica che ha un quid in più dintelligenza e gusto», spiega la Gravina: «Mi ci sono tuffata con entusiasmo cercando di interpretare al meglio questa donna che decide, manovra, coinvolge e sconvolge i due maschi ambigui, sperduti, confusi. Ma anche lei è nel vortice di una coesistenza impossibile, i tre personaggi non riescono ad uscire dal proprio ruolo e il conflitto è fatale e dai risvolti imprevedibili». Una mangia uomini, o quasi: «Lei vorrebbe essere solo moglie ma il marito non è la persona adatta a lei, uomo dalla salute debole con un lavoro monotematico e poco divertente, mentre lamante è un libertino seduttore che si diverte a collezionare donne.
Lei riesce a destreggiarsi tra i due con abilità, fino a che lequilibrio si rompe e il marito scopre il tradimento. Il segreto del successo di questa commedia credo sia nella capacità di portare sul palco la vita reale, le sottili trame psicologiche che, ad esempio, hanno reso miti che le commedie di Neil Simon, con il pubblico che vede sublimare nel paradosso il dramma altrui, che rivede sulla scena le proprie esperienze e angosce ma anche gli equivoci che fanno parte della vita di tutti i giorni».
Stefano Prestisimone - Il Mattino