Antonio Rezza e Flavia Mastrella sono onirici e, stavolta, soprattutto sonori. Ecco, per esempio, come spiegano «Anelante», che arriva da stasera a domenica al Bellini: «Il nostro spettacolo nasce dal desiderio di superare l'esperienza di quello precedente, "Fratto-_X". Quello era un 3D fatto materia; questo diventa una schermata di computer dove accadono più cose contemporaneamente».
Quel che accade, però, resta una sorta di mistero, tra strilli, voci in falsetto, cè anche una scena con dei sederi in nudità; e frasi ritornello, che - pare non hanno attinenza con quel che accade in scena, battute che i due definiscono «metafisiche», come quella sulla senilità e la prossima fine vita: «Quando sei vecchio e stai per morire, ti preoccupi della pensione? L'utopia della pensione è puro fanatismo»; oppure su Freud, che è stato «fortunato, perché a una certa ora la gente ha sonno». E i due: «Questo rapporto con Freud è strano. Con la voce e la parola lo attacchiamo, con i fatti gli diamo ragione, perché il racconto di "Anelante" è freudiano».
Sul palcoscenico, innanzitutto, per la prima volta Rezza vive una esperienza multipla: «Ho intorno a me», spiega, «ben quattro attori: Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini ed Enzo Di Norscia». Perché tanta gente? «Per cambiare, non riuscivo più a fare corpo da solo; avevo bisogno di altri corpi che anelano. Comunque, essere in cinque non diminuisce la fatica. Perché fatichiamo tutti». «Anelante» è colui che desidera ardentemente. Ma chi desidera e che cosa? Rezza & Mastrella: «Ci sembra un momento storico anelante, che brama qualcosa, anche se non si conosce loggetto di questa brama. Ma "Anelante" è anche un participio presente e, dunque, è il tempo verbale che più ci rappresenta, perché descrive lazione in corso di chi combatte, cioè noi».
Combattete contro cosa? «Ma contro la bruttezza, contro l'estetica imposta, che riguarda le arti, ma anche i massmedia. Non serve dire di più. Chi fa una estetica sbagliata lo sa. Chi è in malafede, sa di esserlo».
«"Anelante"», aggiungono i due, «è anche lo spettacolo più energetico e sonoro che abbiamo fatto finora; il più vicino alla musica e al ritmo».
Sì, ma di che cosa parlate? Loro possono rispondono: «Di un uomo che fa di tutto per comunicare con gli altri , ma capisce, alla fine, che lunica via è ascoltare se stesso»; ma in realtà «Anelante», come altri spettacoli di Rezza -Mastrella, non ha spiegazione logica: «È una esperienza. Bisogna sedersi e fluire nell'irrazionale insieme con noi».
Ecco, questa è una risposta congrua. Ma la comicità, per voi, è un mezzo o un fine? «È un fine talmente chiaro che diventa un mezzo per scatenare energia comunicativa. Gli attori la danno e la ricevono dal pubblico che, quando ride, esprime una energia diabolica, necessaria a noi sulla scena per proseguire. Scambio demoniaco, dunque».
C'entra il diavolo? «No, era per enfatizzare. Non crediamo né a Dio, né a Satana, abbiamo problemi più importanti da affrontare». Per esempio, anelare? «Fare spettacoli anelanti, sì».
Ma la tappa napoletana servirà alla coppia anche per presentare un loro film, domenica alle 21 all'Avamposto, in via Sedile di porto 55. È «Milano via Padova», un lungo viaggio sul bus che percorre tutta via Padova, zona squisitamente multietnica. E i due: «Il film non va nei circuiti. Lo distribuiamo noi. Si compone di interviste, che fanno ridere in modo infernale. Su cose agghiacciati».
Luciano Giannini - Il Mattino