Antonio Tagliarini ha iniziato nel gennaio 2023 un nuovo progetto di ricerca che lo vedrà impegnato per almeno due anni con diversi formati. Punto di partenza è l'opera dellartista Jenny Holzer: ''Protect me from what I want'' che Tagliarini ha scoperto, per caso, in un viaggio. Uninterruzione, un imprevisto, un inciampo che gli ha cambiato la vita. Una semplice frase, una preghiera capace di generare una infinità di domande. È generativa, è complessa, è disarmante.
È politica, è collettiva, è intima ed esistenziale.
Tout commence par une intérruption - scriveva il poeta Paul Valéry -
La prima emersione di questa ricerca è un auto-ritratto, disfunzionale, infedele, ironico e opaco, dove l'identità non è un oggetto cristallizzato, monolitico, ma piuttosto un processo mobile, plurale, composto da parti, scarti e innesti. Una riscrittura del sé che, attraverso il dispositivo dell'auto-fiction, mette sotto inchiesta la questione dell'auto-rappresentazione, ne indaga i limiti politici ed estetici, straborda da ogni categoria preconfezionata, e permette al fuori di invadere il dentro, individuando nella porosità (nella pelle) e nella relazionalità le uniche strategie per ripensare il mondo. Il meccanismo drammaturgico utilizzato, sia a livello testuale che a livello performativo, è basato sull innesto e sull'interruzione. Il corpo dell'artista si muove per tentativi, si interrompe, si riposiziona, procede per frammenti, riorganizza le forme e i pensieri nel gesto semplice ma sovversivo di attraversare e essere attraversato.
La scena infesta ed è infestata, è sciame di affetti e reticolo complesso di relazioni, la materia vibra, si regge su un equilibrio precario in cui lo spazio, il tempo e il filo del discorso va sempre rinegoziato. Tagliarini entra in altre vite, ne assaggia i pensieri, ne assapora gli odori, le sconfitte, i desideri. Con la stessa semplicità di un gesto, come quando ci si infila una maglia, si appropria di altre biografie e le innesta alla propria. Tutto è assolutamente vero in un processo di assemblaggio, di ibridazione e connessione con il mondo.
Leggerezza e ironia sono connaturati alla sua ricerca da sempre: Tagliarini non pensa mai alla risata come obiettivo finale ma come una soglia, come un confine di intimità e vulnerabilità tra sé e il pubblico. Un'auto-inchiesta spietata, in cui Tagliarini si denuncia, si mette a nudo, si rende conto di essere ancora abitato dalle dinamiche tossiche di una cultura patriarcale che vorrebbe rifiutare, ed esprime qui il suo desiderio - il suo tendere verso qualcosa di altro. Ogni atto creativo ci obbliga a riposizionarci rispetto a noi stessi e rispetto al mondo.