«Un ultimo poema damore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città»
Questo uno degli incipit, una delle angolazioni interpretative, ma anche una delle possibili morali de "Le città invisibili di Italo Calvino. Opera polimorfica in cui racconti di città improbabili si inseguono a tracciare topografie di ipotetici "altrove". Un altrove, ad esempio, come quello delloriente immaginario raffigurato proprio nella sala cinese della Reggia di Portici. Un altrove in cui le città possano essere sottili, nascoste, continue. Città invisibili che lasciano tracce, da rivedere come plastici evanescenti edificati dalle parole, da rivivere come architetture sedimentatesi nella memoria immaginifica di un viaggiatore. Città-donna rivelate nei nostri Racconti dai suoni di strumentazioni evocative, da voci, segni, occhi, memorie in un viaggio fascinoso di parole e musica il cui fine, tra gli altri, sia di riappuntare e divulgare la scrittura di Calvino; un autore che ci ha suggerito il brivido sublimato del sogno, del desiderio e del meraviglioso.
Chiara Baffi, Antonio Elia, Ettore Nigro, Ciro Riccardi