Le case sono vive. Sono luoghi metamorfici soggetti al divenire. Posti mutevoli in cui linfanzia semina con euforia. Le case sono piantagioni furibonde, incipit architettonici di un racconto esistenziale che non potendo mai finire, si sfilaccia in una dolorosa intermittenza.
I tre fratelli, Palma, Alfio e Rosario, si ritrovano presso lo studio di un notaio per la discussione di un atto di compravendita. La loro casa natale, costruita sul versante costiero di una regione imprecisata, viene di fatto svenduta dopo anni di indugi. È la procedura notarile che, autorizzata dalla legge allinvadenza, ricostruisce levento. Il ricordo immobile, il macigno che la casa ha conservato e che i suoi abitanti hanno voluto rimuovere. È un assedio di domande, un violento attacco personale: il rogito diventa a poco a poco un processo. Un atto di accusa. Attraverso quella costante, premeditata intermittenza, il passato penetra nel racconto, lo segmenta, lo travolge. Lo spacca in due.
Il lavoro è interpretato, scritto e diretto dagli ex-allievi della Bellini Teatro Factory.