Per la sua lettura teatralizzata, Martino Lo Cascio ha preso spunto da <<Io, Felicia>>, le dense conversazioni di Mari Albanese e Angelo Sicilia con la madre di Peppino Impastato che testimoniano il suo percorso di resistenza. Come spiega lo stesso autore <<Felicia, con la sua potente personalità, racchiusa in un corpo minuto e apparentemente fragile, con la sua biografia originale e <<tragica>>, è figura altamente teatrale nel suo senso più nobile. Perché pur essendo <<singolare>>, possiede risvolti valoriali, episodi e modalità comunicative affatto universali. Dagli eventi appare una storia che è davvero una <<matassa>>, come bisbiglia Felicia in un momento dello spettacolo. Felicia è l'humus stesso di cui Peppino si nutre e in cui può prendere la sua forma originale, scegliendo consapevolmente la strada impervia della ribellione, a un tempo contro il Padre, l'organizzazione criminale, una comunità collusa. La missione laica di Felicia è il <<testimone>> che <<L'amore sterminato>> intende raccogliere, come in un'ideale staffetta che raggiunga un vasto pubblico, una comunità che non si arrende>>.