Paolo Villaggio è stato un acuto osservatore del nostro tempo, un testimone unico, sagace che ha raccontato come pochi altri decenni di storia e vita italiana attraverso quei personaggi che - da grande attore comico - ha saputo creare. La sua narrazione è stata una critica sociale aguzza, una ricostruzione di un mondo osservato per paradossi, nelle sue contraddizioni prima della sua definitiva dissoluzione.
Fantozzi, la moglie Pina, la figlia Mariangela, i colleghi Filini, Calboni, la signorina Silvani, lOnorevole Cavaliere Conte Catellani, sono tessere di un mosaico, sono maschere di una rinnovata commedia dellarte, con cui Paolo Villaggio ha dato voce a una categoria umana oscillante tra opportunismo e cattiveria, tra piaggeria e violenza, tra disincanto e feroce arrivismo.
A partire dagli anni Settanta del Novecento, questi personaggi hanno segnato limmaginario collettivo, hanno creato un linguaggio prima inesistente talmente forte ed originale da determinare il parlare comune.
Villaggio registra, come un sismografo sensibilissimo, lesplosione di un mondo segnato dai padroni quei Megadirettori Galattici e Naturali tanto simili a divinità e dai servi, ovvero la mostruosa genia impiegatizia, approfittatrice, servile: un coro in perenne lotta per la sussistenza.
Nella visione registica di Davide Livermore, a leggere bene le pagine di Villaggio, allora, torna emblematicamente leco di tragedie classiche, di destini segnati e ineluttabili, di peripezie che portano allunica soluzione possibile: la disfatta.
In scena è lattore Gianni Fantoni, che è stato a lungo a fianco di Paolo Villaggio e ne ha ereditato la maschera scenica (in un passaggio di consegne fortemente voluto da Villaggio stesso) a dare voce e gesti ad un possibile Fantozzi di oggi. Sempre di nuovo pronto a dar battaglia.