Altri dettagli dell'evento:
Celeste di Porto, detta "la Pantera nera", era unebrea del ghetto
romano. Non si sa molto di lei, ma dalle cronache del tempo emerge una
storia spietata: una bellissima ragazzina di 18 anni che dopo il
rastrellamento del ghetto da parte delle SS decide di diventare
delatrice. Per gli Ebrei del ghetto inizia un vero e proprio periodo
buio: chi veniva salutato con un cenno della mano dalla stupenda
Celeste, non aveva scampo. Per ogni capo, lei guadagnava cinquemila
lire. E non importa se a finire nelle mani delle camicie nere fossero
donne, bambini o uomini. No. La Pantera nera era indifferente al genere e
all'età. Solo la sua famiglia, doveva essere risparmiata: ma il padre
non riuscì a portare questo enorme peso sulla coscienza, e si consegnò
alle SS, mentre i fratelli la rinnegarono. Solo la madre continuò a
volerle bene.
Una volta caduto il regime, si trasferì a Napoli. Scelse un nuovo nome,
Stella Martinelli, e divenne prostituta in un bordello. Un giorno tre
ebrei la riconobbero e la denunciarono. Fu portata a Roma, in carcere.
Evase e fu ripresa, dovette affrontare il processo. Condannata, uscì nel
1950, tra condoni e amnistie. In quegli anni di detenzione, si disse
che ebbe una crisi mistica
Fabio Pisano porta in scena le azioni commesse da Celeste contro la sua
gente, sforzandosi di immaginarne o inventarne il perché. Senza
alcuna pretesa di assolverla, ma con lurgenza di narrare.